“Na-na-na-na-na-na-na, na-na-na-na-na-na-na”: è il familiare ritornello del limbo, gioco di gruppo a cui tutti abbiamo partecipato attraversando gagliardi l’asticella alta e cadendo goffamente man mano che la linea di passaggio si abbassava. Beh, se dovessimo definire in una parola la domenica del Grosio, diremmo che è stata un limbo: musica, ritmo, allegria, finchè abbiamo tenuto l’asticella (in questo caso, la linea difensiva) alta. Ma quando abbiamo fatto l’errore di abbassarci troppo, bramf!, ecco la caduta goffa e rumorosa.

Il Grosio incontra l’Aurora Calcio, prima della classe in coabitazione, sul campo di Olgiate Molgora. Campo che come molti altri campi di questo girone è piccolo, con un fondo pessimo, insomma non il massimo per una squadra abituata ad orchestrare su un perfetto sintetico formato Camp Nou. Campo invece appropriato per la squadra di casa, apparsa molto fisica, predisposta al lancio sulle punte, con due attaccanti bravi e tosti che beneficiano della corta distanza tra la partenza del passaggio lungo e la porta avversaria. Nonostante le difficoltà date dal terreno di gioco, i nostri ragazzi iniziano molto bene, creando due occasioni, prima con Pane e poi con un colpo di testa di Lillo. Ma, purtroppo, è l’Aurora ad andare in vantaggio dopo un quarto d’ora: un calcio di punizione dalla destra raggiunge l’attaccante di casa che è bravo e fortunato ad arpionare e deviare il pallone alle spalle di Pota. Noi però non ci perdiamo d’animo e proseguiamo nell’offensiva, che non tarda a produrre frutti: Piter lancia benissimo Pane, che brucia per l’ennesima volta tutta la fascia sinistra dei padroni di casa, erba compresa, e trafigge il portiere in uscita con un sapiente tocco sotto. Parità e Grosio evidentemente superiore sul piano del gioco: premesse ottime per un positivo sviluppo della gara. E invece. E invece, mentre continuiamo a macinare occasioni regaliamo all’Aurora i due gol – identici – che le permettono di involarsi. Due punizioni, entrambe da una distanza intorno ai trenta metri, in entrambe ci facciamo cucinare a fuoco lento dai saltatori di casa: mentre l’arbitro sistema la barriera e il tiratore scelto sistema il pallone, i giocatori dell’Aurora in area spingono la nostra linea difensiva in basso, sempre più in basso, sempre più a ridosso di Pota. E noi non riusciamo a fregarcene, e invece di trincerarci sulla linea dell’area di rigore e chissenefrega se ce ne sono sette dell’Aurora smarcati in fuorigioco, ci lasciamo trascinare al limite dell’area piccola, creando un mischione orrendo e pericolosissimo, che nello stesso identico modo per due volte è causa del gol: punizione tirata forte, palla che rimbalza contro uno dei quindici corpi posizionati a cinque metri da Pota, deviazione fatale e rete e urla di gioia dei padroni di casa. E così andiamo al riposo sotto per 3-1, dopo aver pressochè dominato la partita – almeno sul piano del gioco – e notare che fino a qui l’Aurora non ha ancora tirato in porta su azione.

Inizia il secondo tempo, e l’Aurora va vicinissima a chiudere la partita, con una bella azione sulla quale Pota è miracoloso. Il tempo passa, noi proviamo ad offendere ma non siamo più incisivi come nel primo tempo, ed è il momento in cui le squadre si allungano e considerando che i due attaccanti di casa sono bravi ogni rilancio alla nostra difesa è un potenziale pericolo. Abbiamo qualche fiammata, la più promettente a circa dieci minuti dalla fine: lancio millimetrico per il taglio di Pane in area, Pane scarta il difensore che lo sportella ma poi il portiere è bravo a parare. E qui si nota il nostro principale difetto rispetto all’Aurora, che è il nostro difetto di sempre: manca malizia, quella malizia che sulla sportellata del difensore ti fa cadere, ed è rigore e espulsione e se va di carte 3-2 a dieci minuti dalla fine con un quarto d’ora da giocare in superiorità numerica. Appunto, malizia ne abbiamo poca, ma abbiamo indubitabilmente cojones, perchè anche se non riusciamo mai ad accorciare le distanze non molliamo l’osso mai, ed è una gioia per gli occhi vedere Wolly che sbava nei contrasti a centrocampo fino a un secondo prima che l’arbitro fischi la fine.

In estrema sintesi: il Grosio gioca la partita, l’Aurora la vince, di esperienza e di fortuna. Ma nulla è perduto: l’Aurora che abbiamo visto col Grosio non è la classica lecchese ammazzacampionato. E’ una squadra fisica, esperta, con due attaccanti bravi, ma non moltissimo di più: lascia spazio a centrocampo, non ha un portiere fenomenale, ha una linea difensiva che spesso e volentieri non ha la velocità per chiudere sugli attaccanti e quindi permette la creazione di gioco. Insomma, o ieri erano sottotono, oppure punti ne perderanno non pochi. A noi il compito di approfittarne.

Risultati positivi invece per le giovanili, con i Giovanissimi che schiantano per 6-1 la Tiranese nel derby di categoria, e la Juniores che vince senza neanche giocare con il Dubino, 3-0 a tavolino per mancato arrivo della squadra ospite.

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