La Brianza è tutta uguale. Ci passi in macchina e ti sembra di tornare alle superiori, quando a Grosio montavi assonnato sul pullman, facevi in tempo a vedere Grosotto e poi tutto diventava una massa indistinta di strada, prati e muri di cemento. Paesi e persone si confondevano, così che fino all’età della patente non distinguevi Mazzo da Tovo, Lovero da Sernio, Bianzone da Villa, Piateda da Poggi.
La Brianza è così anche quando hai la patente. Arrivi a Lecco, esci dalla statale e da lì in poi è tutto confuso, un serpente di asfalto e rotonde che striscia sempre tra gli stessi alberi e le stesse villette, i soli cartelli stradali a segnalare che di tanto in tanto è cambiato il nome.
Domenica 20 novembre la Brianza indossa il suo vestito più algido: la nebbia. Un anonimo scialle di nebbia che nasconde le persone nello sfarfallare dei lampioni, che raggela i sentimenti e ti fa sembrare impossibile che dietro si vivano vite, che ti lascia terrorizzato e capace di immaginarci solo alberi, mobilifici e cimiteri.
Poi, per fortuna, c’è il campo da calcio di Missaglia. È brutto, fangoso e malconcio, ma ci sono persone che fanno il tifo, c’è un bar a cui si beve caffè caldo e si scambiano quattro chiacchiere. Ci sono, soprattutto, le maglie del Grosio. E allora prendi fiato e ti prepari per il rito della domenica, la festa pagana del football.
Il Grosio si schiera con il collaudato 4-4-1-1, cambiando qualche effettivo un po’ per scelta e un po’ per necessità. In porta Pota, dietro giocano Simic, Daniele, King, Jeky, a metà Cesco, Claudio, Wolly, Roby, Fabio punta e Python subito dietro. I primi cinque minuti sono dei padroni di casa, ma appena prese le misure li sovrastiamo. Concediamo zero creando almeno tre occasioni pulite: prima Fabio colpisce di testa a lato su perfetto cross di Cesco, poi Python prende la traversa più incredibile della storia con una bomba da fuori area, infine Cesco conclude fuori in area piccola, vicinissimo alla porta e solo, dopo aver chiuso perfettamente il cross sul secondo palo. È così che il primo tempo finisce 0-0, lasciandoci tanta soddisfazione per la prestazione ma un po’ di amarezza per il risultato.
Nella ripresa, come prevedibile, è ancora il Missaglia a partire più forte, e li conteniamo anche bene, ma dopo dieci minuti andiamo sotto. Perdiamo una palla sanguinosa in uscita, che viene immediatamente recapitata alla liberissima ala destra e da lì al centro con un cross perfetto che i padroni di casa rifiniscono in rete. Uno a zero. Siamo un po’ soggiogati dal maggiore impeto degli avversari ma andiamo comunque avanti ad attaccare, creando due occasioni nitide con Pane e Cesco, entrambe parate. Loro controbattono e danno la sensazione di poter essere pericolosi, poi alla mezz’ora c’è l’episodio che cambia la dinamica della partita: Python è stanco e fatica a controllare nervi e muscoli, il che a volte si traduce in slanci di sragionata generosità, altre in falli inutili e soprattutto brutti da vedere. È così che – già ammonito – il nostro si becca con un avversario che invece è appena subentrato. Provoca tu che ti provoco io, i due si scornano e vengono entrambi espulsi. Cambiano le disposizioni in campo, ché noi avanziamo King a seconda punta, e loro hanno un po’ di sbandamento sui nostri assalti. È sostanzialmente un assedio, al novantesimo siamo sotto ma l’arbitro ne dà sei di recupero, non molliamo e alla fine siamo premiati dall’incursione di Simic, che entra in area triangolando e insacca il pareggio a incrociare sul secondo palo. Finita.
È un punto che fa benissimo al morale, e fa bene alla classifica un po’ muovendo la nostra un po’ fermando quella del Missaglia. Dispiace un po’ non aver ottenuto la vittoria dopo una prestazione tanto buona e superiore, ma tant’è. Domenica arriva il Veduggio, altra rivale diretta per la salvezza. Unico obiettivo, i tre punti.
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