E’ il giorno dell’Epifania, e a Grosio sembra di stare in una tréla: stesso freddo, stessa umidità. C’è la luce del sole, vero, ma appannata sopra un tetto di foschie, e le strade e i prati e i muri trasudano un bagnato di lunga data. Non è più tempo di neve e nei cortili restano mozziconi di pupazzi sciolti, candele accese e dimenticate a bruciare sotto il sole. Il campo della Ganda sarebbe il teatro di una battaglia nel fango, se ci fosse il vecchio fondo in terra. Ah, ma viene l’Olympic Morbegno: sarà una battaglia in ogni caso.
Il Grosio si schiera con il 4-2-3-1, in porta Lele, dietro Cian, Jeky, King, Roby; a metà Mare e Pyhton; sulla trequarti Pane, Giors, Cesco, davanti Nick. Siamo tonici come forse non siamo mai stati al rientro dalle vacanze. Giochiamo un primo tempo sontuoso, costruendo con rigore e coraggio lungo la qualità della spina dorsale: Mare è il fulcro della distribuzione bassa, Giors ci mette potenza e geometrie da Marmario, Nick è un appoggio intelligente e tecnico. Le fasce sono ben presidiate dai terzini ed assaltate dalle ali, e in mezzo Python ci ricorda un po’ Pogba: strapotenza fisica e raffinatezza francese. Quando loro girano la palla in basso copriamo bene gli spazi e siamo aggressivi sugli appoggi, e sostanzialmente ce l’abbiamo sempre noi. Ne escono un numero di situazioni pericolose: da registrare un tre-quattro conclusioni a porta aperta dal limite dell’area, frutto di assist dalla fascia o dribbling, sempre troppo strozzate o troppe lente. Da registrare soprattutto uno smarcamento di Pane, che su un filtrante a destra si vede uscire addosso il portiere ad altezza area piccola e lo salta col pallonetto giusto, che però rimbalza fuori di pochissimo; facciamo tutto noi. Anche il loro gol. Qualcuno spara un campanile senza pretese da metacampo, che disgraziatamente scende in verticale proprio davanti alla traversa: Lele salta per ribatterla, sfiga vuole che gli sfili e vada in gol. Stiamo perdendo, e non ci crede nessuno.
Nel secondo tempo un Grosio ancora volitivo spinge alla ricerca del pareggio, fatalmente esponendosi al contropiede. L’Olympic fallisce il raddoppio, e al quarto d’ora la mettiamo noi. E qui c’è da tessere le lodi di Nick, che è evidentemente stravolto da ormai dieci minuti, che ha la lucidità di uscire dalla marcatura dei centrali per venire a prendere il pallone e suggerirlo sulla sinistra; lì c’è Cesco e un terzino alto, fisico, ma a disagio sulla velocità: il mismatch perfetto, e infatti il nostro lo brucia e mette in mezzo un assist che Pane può solo appoggiare in rete: uno a uno. La partita ora vive di fiammate, da una parte e dall’altra; siamo stanchi noi e sono stanchi loro, ogni azione d’attacco è un’arma a doppio taglio: ne hai lì tanti per segnare e tanto campo dietro se ti rubano la palla. E a dieci minuti dalla fine succede: un rilancio corto del loro portiere rimbalza intorno al centrocampo, Jeky va verso il pallone ma salta fuori tempo, permettendo all’attaccante di attaccare la difesa che arretra, lanciare per l’altra punta che prende la profondità, e quando arriva il passaggio è solo davanti a Lele, stoppa il pallone con perizia e con perizia segna. E’ una beffa, perchè loro hanno fatto veramente poco, e per fortuna al novantesimo rimettiamo in equilibrio il risultato: azione di possesso insistita del Grosio, che a un certo punto trova Giors sul vertice destro dell’area di rigore. Il nostro si gira, trova spazio per tirare e scocca una palla di cannone sul secondo palo; tiro veloce, alto, potente, preciso, su cui il portiere brevilineo poco può: pareggio e tanta voglia di andarci a prendere la vittoria. Ma ci tocca tenercela, la voglia, perchè ormai il tempo è finito ed è due a due.
Un’ottima partita, che per intensità, controllo del gioco, beffa sventata all’ultimo, ha ricordato Fiorentina-Inter giocata il giorno prima. Sul piano della fredda analisi, siamo sempre noi: una gran squadra che sul piano collettivo è probabilmente superiore a tutte tranne le prime due, che però inciampa su dettagli, ingenuità, imprecisioni individuali. Amen, l’andata è finita e si gira a 22 punti. E’ stata una buona Befana.
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