Adesso possiamo dirlo: uscire con sei punti dalla doppia trasferta Bormio-Bellagio era un’impresa di difficoltà clamorosa, al confine dell’impossibile. Già, il confine. E’ proprio questo il punto, è che dall’inizio della stagione il Grosio continua a spostarlo, quel confine, a rendere possibili obiettivi impensabili, fino ad arrivare ad oggi, a un passo dal sogno.

Bormiese – Grosio

A Bormio si gioca in infrasettimanale, è giovedì, è buio e tira vento che fa freddo. Ci presentiamo con un 4-4-2 che è praticamente 4-2-4, perchè sulle fasce ci sono Piter e Cicala. Insomma, il piano è chiaro: siamo venuti per vincere. Senonchè, non è che quelli della Bormiese siano proprio d’accordo. Anzi, non sono d’accordo per niente, e nel primo tempo ci mettono sotto. Dopo pochi secondi ha un’occasionissima Zappa, che spreca di fronte a Pota, e poi ce n’è un’altra, in cui tutti sono fermi ad aspettare il fischio dell’arbitro che non arriva, e alla fine un bormino assale il pallone ma calcia a lato. Noi soffriamo. Non pressiamo i centrali di centrocampo, che sono liberi di salire con campo aperto di fronte e schiacciano Porta e Wolly davanti alla difesa, timorosi di uscire per non scoprire le linee di passaggio.

Inizia la ripresa, e la musica cambia. Il Grosio aggredisce, pressa la mediana biancorossa, e si fa vedere aggressivo in avanti. E dopo cinque minuti passa: siamo sulla destra, Simic irrompe palla al piede in velocità oltre la linea di metacampo, la difesa di casa è scoperta e sulla linea dell’ultimo uomo fluttua Micelin, che detta la palla profonda a Simic partendo con un tempismo perfetto, e di fronte al portiere non sbaglia. Continuiamo il predominio, ma non riusciamo a chiudere la partita, nonostante una buona occasione per Cicala. Arriviamo alla fine e l’arbitro ne dà cinque di recupero, forse un po’ troppi, ma tiriamo il fiato quando Zappa si fa espellere portandoci in superiorità numerica. Tiriamo il fiato ma faremmo bene a trattenerlo, perchè la Bormiese continua ad attaccare e l’unico effetto dell’espulsi0ne è di allungare il già interminabile recupero. Scade il tempo, vorremmo sentire i tre fischi, e invece c’è un calcio d’angolo per la Bormiese. E noi tratteniamo il fiato al pensiero dell’ultima azione di Grosio-Berbenno, ma stavolta possiamo tirarlo, perchè il calcio d’angolo non porta a niente, e i tre fischi finalmente arrivano e vinciamo noi. Una è andata, ci manca Bellagio.

Bellagina – Grosio

A Bellagio splende il sole, è una meravigliosa domenica di bel tempo sul lago. Ci aspetta la Bellagina, squadra “da lago” che più “da lago” non ce n’è: pubblico caldo, gioco maschio, botte in campo, campo impiccato tra le case. Il campo. Piccolo come quello di Dazio, chiuso come quello di Menaggio, con le tribune addosso alla linea laterale e i palazzi intorno a contenere la battaglia. Si capisce subito che ci sarà da lottare, fin da prima che inizi la partita, che ci tocca girare mezz’ora per trovare un parcheggio e alla fine si parcheggia comunque fuori dalle strisce.

Il Grosio si schiera con l’ormai solito 4-4-2, Pota in porta, Simic-Lillo-King-Jeky dietro, Pier-Porta-Python-Cicala a metà, davanti Nick e Micelin. Esordio dal primo minuto in prima squadra per Pietro Rinaldi “Python”, ennesimo rampollo della dinastia Potone. Inizia la partita, ed è subito chiaro che questo non è un campo da calcio ma un flipper, ci manca solo che costruiscano una gabbia intorno e cancellino rimesse e calci d’angolo, giochiamo con le sponde e via. Ciò nonostante, il Grosio ha un piglio deciso, concentrazione e tensione altissima come al solito, unita alla capacità di creare anche su un fondo tanto difficile. Il primo tempo è tutto nostro, e andiamo in vantaggio intorno al 20′: punizione alta da centrocampo, ribattuta della difesa, sulla seconda palla si fionda Simic che colpisce forte sotto l’incrocio. E’ gol, il portiere non è aiutato dal sole che gli punta negli occhi, ma se anche fosse stata notte fonda difficile prendere quel bolide. Intorno alla mezz’ora abbiamo l’occasionissima per il raddoppio: bravissimo Micelin a lottare a centrocampo, sulla sinistra, ed aprirsi la strada per il chirurgico passaggio filtrante a Pier che dall’altra parte taglia dietro il terzino, si ritrova solo davanti al portiere, ma non riesce a chiudere il conto.

La ripresa inizia con il marchio della Bellagina: i padroni di casa spingono di più, ed hanno un’occasionissima su calcio di punizione ai 20 metri. E’ un calcio di destro a girare sopra la barriera, va sull’incrocio e ci fa rabbrividire, ma non entra e alla fine liberiamo. Passato il quarto d’ora, cala l’impeto dei padroni di casa e usciamo ancora noi. Prima Nick sfiora il raddoppio su diagonale ben parato dal portiere, poi sugli sviluppi di un calcio d’angolo Lillo anticipa il difensore che lo falcia platealmente. Calcio di rigore, sul dischetto ci va Python che però si fa fregare dall’emozione e calcia a lato. L’inerzia rigira dalla parte dei gialloneri, che cinque minuti dopo guadagnano il loro penalty: anche qui sugli sviluppi di una palla inattiva, c’è l’intervento di un difensore del Grosio e uno della Bellagina cade. Da lontano non si vede se è davvero fallo, ma si sente forte e inconfondibile la puzza di compensazione. Poco male, perchè anche il rigorista di casa sbaglia, calciando alto sopra la traversa. Manteniamo il vantaggio, entrano Cesco Ardemagni e Gioele Verze per la resistenza finale. La Bellagina perde gradualmente lucidità, rischiamo sempre meno di subire gol e sempre più di farci male. Gli ultimi minuti sono una corrida, volano botte, e l’arbitro ne assegna cinque di recupero, stavolta davvero troppi. E’ un rodeo, ma in quanto ad occasioni non succede nulla, e alla fine possiamo festeggiare la meritata e sudatissima vittoria.

Da segnalare sono le ottime prestazioni di Cesco Ardemagni, all’esordio assoluto in prima squadra, e Pietro Rinaldi “Python”, che all’esordio dal primo minuto ha mostrato numeri degni del miglior Kondogbia, lunghe leve a sradicare palloni e strapotere fisico nel rilanciare l’azione. Il futuro è sempre più granata.

 

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