Dalla Gazzetta del 17 marzo 2019, sezione Altri Mondi, trafiletto Notizie Tascabili: <Detesto la figura idolatrica di Greta Thunberg, aborro le sue treccine e il mondo falso che le si intreccia intorno> (Giuliano Ferrara); <Greta sembra uscita da un film horror> (Rita Pavone); <Non si può dire perché è malata di autismo, ma fosse stata sana avrei detto che l’avrei messa sotto con la macchina> (Maria Giovanna Maglie). Non fatevi distrarre da spiegazioni, precisazioni, distinguo articolati da corde vocali laureate alla Sapienza: queste parole sono suoni di terrore. Viscerale, nero, denso e maleodorante come un filamento di petrolio. Questa gente prova, in ordine decrescente di intensità e consapevolezza: terrore per il cambiamento climatico in generale; terrore per la propria impotenza e insignificanza; terrore per l’incapacità di sfuggire al senso di colpa; terrore per gli effetti già evidenti della catastrofe; terrore all’idea di guardarsi dentro per davvero. Alla Ganda, il Grosio ospita il Missaglia capolista.
Il Missaglia capolista all’andata fu l’unica squadra a concederci i tre punti sul campo. Loro si schierano con un 4-4-2 offensivo, in cui le ali fanno quasi da attaccanti esterni e la seconda punta scende spesso a legare il gioco. Noi sulla carta giochiamo con la difesa a tre, ma spesso ci mettiamo a quattro assecondando le inclinazioni di Gioele Marmario e Cesco che si equilibrano autonomi in fascia sinistra. La formazione è: Pota in porta; dietro Daniele, King, Roby, e Gioele che fa appunto il terzo e mezzo; mediani Wolly e Samuele; centravanti Python con Nick enganche subito dietro, fascia destra Pane e ala sinistra Cesco. Dopo due minuti Pota fa il miracolo: palla giocata verso il secondo palo per l’attaccante che chiude in porta rasoterra, a botta sicura, Pota gli si stende davanti come un coccodrillo e para. E per i 38 minuti seguenti è solo Grosio. Giochiamo il miglior primo tempo della stagione, forse uno dei migliori mai visti alla Ganda: intensi, aggressivi, attenti, coraggiosi. Quelli davanti si muovono con una certa libertà e triangolano deliziosi nello stretto, a centrocampo Samuele e Wolly (monumentale, davvero) sono dappertutto, dietro chiudiamo puntuali: concediamo niente e perdiamo il conto delle occasioni create. Nick si libera in area ed incrocia rasoterra, il portiere devia e poi il difensore la butta sul palo; qualcuno alto (forse Python) batte di testa nell’angolo basso ma il portiere si allunga; Python e Samuele scambiano con grazia al limite dell’area liberando quest’ultimo al tiro, ma il portiere para ancora. In mezzo a tanta abbondanza raccogliamo un solo frutto: Cesco è sulla sinistra, lato corto dell’area di rigore, punta il terzino e crossa per Python; Python sbatte in rete con una mezza rovesciata che ha la violenza elegante di un film dei fratelli Cohen, una perla insanguinata. Dovremmo chiudere il primo tempo con due gol di scarto e quasi lo facciamo, ma a cinque dalla fine segnano loro: punizione regalata sulla trequarti, cross che trova una testa poco dentro l’area pronta a spizzare sul secondo palo, dove arriva uno di loro che è impossibile difendere e fa 1-1. Fine primo tempo.
Greta Thunberg è stata invitata a Davos per parlare del cambiamento climatico. Si è fatta 65 ore di treno per evitare l’inquinamento dell’aereo, con la coerenza ostinata e sorda a ogni ragione che hanno i bambini e i sociopatici. Per dire, Giuliano Ferrara ha militato quindici anni nel PCI e poi ha fatto il ministro per Berlusconi. A noi italiani medi il cambiamento climatico si presenta con la regolarità nazionalpopolare del festival di Sanremo e dell’inizio dell’anno scolastico, in forma di lamentele per il caldo fuori stagione che ci ripetiamo da generazioni e servizi di Studio Aperto che mettono in tavola temperature anomale in autunno e primavera col contorno di culi alternativamente abbronzati o segnati dalla pelle d’oca, che ballonzolano allegri verso l’ultimo o il primo bagno. Ma i numeri fanno tremare le viscere: la temperatura media del globo è aumentata di 0.74 °C nel ventesimo secolo; gli ultimi quattro anni sono stati i quattro più caldi registrati dal 1800 ad oggi; l’aumento di temperatura stimato al 2100 rispetto all’era preindustriale è tra 1.1°C e 6.4 °C. Per dare un po’ di prospettiva: la differenza di temperatura media tra un’era glaciale e tempi vivibili è di 5°C.
Il fumo si alza dalle piastre in tribuna, fa bruciare gli occhi e solletica il naso con odori di porchetta e di bruciato. C’è una piacevole aria fresca e un clima allegro, si discute l’impresa della Juve, lo stato di forma dell’Inter, il gran primo tempo del Grosio. Le squadre rientrano e inizia la ripresa. Abbiamo la stessa determinazione e il coraggio di provare a giocar palla, manteniamo predominio territoriale ma loro in qualche modo ci contengono meglio e limitano i rischi. Abbiamo un paio di punizioni ben piazzate da cui non caviamo nulla, palle in mezzo che non riusciamo a sbattere dentro, un tiro di Samuele che il portiere, bravo, respinge. A un certo punto qualcuno crossa dalla destra e il difensore sembra prenderla di mano; le nostre proteste hanno l’appariscenza misurata che serve per segnalare il misfatto all’arbitro, con la calma di chi sa che tanto poi lo rivede al VAR…è che noi siamo poveracci e il VAR ce lo sogniamo, e dobbiamo fare con quello che c’è. E c’è un arbitro che forse qui sbaglia, ma ha il grande merito di tenere in pugno una partita maschia lasciando i giocatori liberi di giocare, e ogni tanto picchiarsi con lealtà. Verso metà della ripresa caliamo un poco, loro hanno un paio di occasioni che Pota sventa, a dieci dalla fine passano: tiro da fuori area ben arcuato che gira da sinistra e si infila poco dentro il palo, lasciando il dubbio che Pota si sia mosso un filo tardi, ma chissà. Ci buttiamo avanti anima e corpo perché sembra impossibile perdere una partita del genere, ma la trincea del Missaglia resiste. Quando l’arbitro fischia tre volte rimangono l’aria fresca e l’odore della piastra, e il riso amaro degli amici con cui ci diciamo quanto stona la sconfitta in una domenica così.
Si stima che le riserve di gas e petrolio si esauriranno in 50 anni, ai tassi di sfruttamento attuali; ai tassi di sfruttamento attuali, si stima che all’umanità restino 40 raccolti prima che la terra si sfinisca; si stima anche che negli ultimi decenni siano già scomparsi tra il 70 e il 90% degli insetti del mondo; finora negli scontri diretti abbiamo raccolto tre punti in cinque partite. Ma ci sono numeri più confortanti: a Rita Pavone, Giuliano Ferrara e Maria Giovanna Maglie restano quarant’anni di vita in tutto, alla sola Greta Thunberg più di sessanta. Noi abbiamo ancora cinque partite, e con sei-sette punti dovremmo agganciare i playout.
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