Presente quel film western in cui c’è un tizio che gli succede di tutto, ma lui di morire non ne vuol sapere? Che lo attaccano gli indiani, si perde nella foresta, lo attacca un orso, gli spezzano le ossa, lo abbandonano, gli ammazzano il figlio, gli sparano addosso, gli risparano addosso, ma lui niente, lui lotta, strepita, sbava, si alza, zoppica, cade, si rialza, e alla fine riesce a farsi giustizia?
Ecco, immaginate di essere un giocatore del Grosio, con i capelli lunghi e la barba, ferito, sporco, sanguinante. Immaginatevi intorno un campo di battaglia con il fondo in sintetico, l’esercito nemico che carica ma non riesce mai a sfondare. Immaginatevi un destino maligno manifestatosi sotto forma di fischietto troppo severo. Immaginatevi botte, espulsioni, una immensa ingiustizia. E poi immaginatevi una doccia calda, le emozioni che si raffreddano, i pensieri che si riordinano. E sentite nel cuore l’immensa serenità di chi ha dato tutto e se ne va con tanto dolore e delusione, ma nemmeno un rimpianto.
Finisce 1-1 il derbissimo tra Tiranese e Grosio, e mai risultato fu più bugiardo e mai strascico della partita fu più doloroso. Già, perchè non basta essersi visti raggiungere all’ultimo minuto dopo una partita dominata in lungo e in largo: appena si guarda avanti e ci si conta si scopre che Wolly e Jeky staranno fuori la prossima e che Pane starà fuori per un bel po’. Come dire, oltre alla beffa il danno. Ma cominciamo dall’inizio. Anzi, un attimo prima: le tribune si stanno popolando e le squadre sono annunciate da “Forza Tiranese”, la canzone più brutta mai partorita dall’Occidente dopo Fiumi di Parole dei Jalisse. Entrano i ventidue, i granata nell’ormai classico 4-3-3, e l’arbitro dà il via alla partita. I nostri dominano, mantenendo il pallino del gioco ed un evidente predominio territoriale, con la Tiranese che pensa perlopiù a difendersi e lo fa anche discretamente bene. Ciò nondimeno, il Grosio si ritaglia tre occasioni nitide. La prima con Piter che scarta mezza difesa, schiva una pallottola proveniente dal poligono di tiro, e colpisce il primo palo sull’uscita del portiere. La seconda su calcio d’angolo, la palla rimbalza nell’area piccola e viene colpita da uno dei nostri, ma esce sopra la traversa. La terza e decisiva con Pane, che si invola sulla destra e trafigge con un pallonetto l’estremo difensore tiranese, per il nostro vantaggio e per l’incazzatura dei padroni di casa, che protestano per il fuorigioco di partenza. Fuorigioco che in effetti c’è, e che però finirà per condizionare la direzione di gara fino alla fine e, in definitiva, per sfavorirci.
Eh sì, perchè se i primi dieci minuti della ripresa sono un replay del primo tempo, con il Grosio che domina e va vicinissimo al 2-0, subito dopo l’occasione fallita inizia il diluvio. Jeky, già ammonito, interviene in gamba tesa al limite dell’area della Tiranese. Seconda ammonizione ed espulsione. Vista raramente, una espulsione per gamba tesa al limite dell’area degli avversari. Riprende il gioco, passano due minuti e Wolly, già ammonito, interviene in scivolata a centrocampo colpendo pallone e avversario. Seconda ammonizione, ed espulsione. Vista raramente, una espulsione per fallo di gioco ad una squadra già in dieci, due minuti dopo la prima espulsione. Vista raramente ma tant’è, la partita continua, il Grosio si barrica e difende alla grandissima, con Piter e Cicala che fanno i terzini e sembra di vedere Milito ed Eto’o al Camp Nou. E visto che dall’altra parte non c’è il Barcellona, fino al novantesimo concediamo soltanto un misero tiretto da fuori area che Pota addomestica senza problemi. Ma all’ultimo minuto c’è una punizione per la Tiranese, e una mischia come ce ne sono venti in una partita, e battono e c’è una caduta in area come ce ne sono venti in una partita, ma questa volta l’arbitro fischia ed è rigore per i padroni di casa. Visto raramente, un rigore per fallo in mischia all’ultimo minuto contro una squadra rimasta in nove giocatori. E sul dischetto va uno di cui non abbiamo neanche guardato il numero, e preghiamo che Pota faccia il miracolo ma purtroppo no, è 1-1, e così rimane fino alla fine. E ce ne andiamo delusi e scopriamo poi che Pane dovrà star fuori un paio di mesi per un colpo subito al braccio nel primo tempo.
A consuntivo, una domenica da buttare: due punti persi, due espulsi che saranno fuori la prossima, due mesi di assenza di Pane. Ma se alziamo lo sguardo oltre i numeri, vediamo una squadra che non muore mai. Vediamo un gruppo unito che lotta fino alla fine, sempre. Vediamo ossa rotte e visi esausti solcati dal sudore di chi ha dato tutto. Vediamo dei ragazzi di cui essere orgogliosi. E chissenefrega del risultato, finchè usciamo dal campo con le ossa doloranti e nemmeno un rimpianto.
Leave a Reply