Il fatto è che noi siamo gente da agriturismo. Sveglia presto alla mattina per mungere, e poi le colazioni, e poi le camere, e sono già le 11 ed è ora di pranzo. Prepara da mangiare, apparecchia e sparecchia, lava i piatti. Appena il tempo di uscire a prendere fiato, a tirare l’aria fresca delle nostre montagne, e subito ricomincia la giostra: accogli i nuovi arrivati, prepara la cena, apparecchia e sparecchia, lava i piatti, fai le pulizie. E poi, finalmente, andiamo a letto, cullati dalla fatica degli onesti.
Prepariamo piatti sostanziosi, piatti di qualità. Ci riconoscono l’impegno e la cordialità, apprezzano l’anima che infondiamo al nostro cibo. E però non facciamo troppo caso ad alcuni dettagli tipo, che so, la fantasia delle tovaglie. Chi cazzo se ne frega della fantasia delle tovaglie, una volta che il mangiare è buono.
Dice: ma non era il sito del Grosio? Cazzo c’entra ‘sta storia dell’agriturismo? Eh, diciamo che il mondo del calcio può essere visto come un grande ristorante, con diversi livelli. Il più basso è la Terza Categoria, una stamberga dove basta non scoreggiare in pubblico e tutto va bene; qualche rutto è tollerato, e anzi gradito. Un gradino più in su c’è la Seconda, che è la trattoria, l’agriturismo: il regno della sostanza abbinata alla qualità; qualche dettaglio puoi anche sbagliarlo, e a meno di qualche sporadico grattaculo con la puzza sotto il naso nessuno te lo rimprovererà. Ma quando sali, i dettagli cominciano ad essere fondamentali. Senza bisogno di arrivare alle tre stelle della Serie A, già in Prima Categoria un piatto presentato male stona, e se ti scappa una macchia di vino mica te lo fanno notare sorridendo: no, aspettano il momento giusto per andare su TripAdvisor a stroncare il tuo servizio scadente.
Domenica 19 marzo si va a Canzo per la partita che può valere una stagione: loro ultimi, noi no, e se vinciamo voliamo alla distanza di sicurezza che ci fa sperare nella salvezza diretta. Il modulo è quello di sempre, in porta Pota, quattro dietro (Simic-King-Lillo-Jeky), due a metà (Mare e Wolly), due sulle fasce (Cesco e Roby), davanti Fabio, Python in mezzo tra centrocampo e attacco. Cominciamo forte, con un Mare sontuoso direttore di orchestra, fasce pungenti, attacco concreto: e dopo venti minuti siamo davanti con un gran gol di Fabio. Mare distribuisce sulla destra dove arremba Simic, cross in mezzo per l’incornata da bomber vero di Fabio, 1-0. Dominiamo il campo e la strada sembra spianata, ma due infortuni e un attimo di buco ci rimettono in salita: prima si fa male Pota ed entra Lele, poi si fa male Wolly ed entra Cian, poi cominciamo a ballare in difesa come era successo solo nelle primissime di campionato, e ci puniscono. Sbagliamo un passaggio dietro sulla nostra destra, loro la recuperano e la girano velocemente in mezzo all’area, noi non siamo attenti e ci puniscono con un rasoterra a incrociare: palo, gol, 1-1. Ci riprendiamo, colpiamo una traversa, ma il risultato non cambia e all’intervallo si va negli spogliatoi in parità.
E poi la ripresa è un monologo del Grosio. Siamo praticamente sempre nella loro metà campo, creiamo mille volte i presupposti del gol, sostanza e trasporto da grand’agriturismo. E giù razioni di pizzoccheri e sciatt con cui li stendiamo, tocchiamo vette di raffinatezza da salmì di qualità con due pallonetti di Cesco e Mare che escono di niente, e a un certo punto sembra proprio fatta: Cicala spara una bomba da fuori che si infrange sulla traversa, la palla rimbalza alta e arriva Fabio pronto ad incornarla, tutto solo davanti al portiere. Ma eccolo qui l’impiattamento sbagliato, ecco la macchia di vino sulla tovaglia imbandita: il colpo di testa è debole e centrale e il portiere lo blocca con niente. Va detto che l’arbitraggio ci penalizza, pur essendo pienamente coerente: il metro del direttore è mediamente fiscale fuori dall’area, totalmente permissivo dentro. Il fatto è che noi siamo sempre nella loro area, e quindi ne usciamo sfavoriti. E così per due volte Roby cade su falli che forse sì, sforzandosi poteva resistere in piedi ma forse no, e l’arbitro non fischia. E per due volte c’è la grottesca situazione per cui loro la prendono di mani in area e l’arbitro non fischia e due minuti dopo fanno lo stesso fallo a centrocampo e invece lo fischia. E loro davanti combinano veramente poco, pur lasciando sempre due-tre giocatori alti a centrocampo anche sui calci da fermo: noi non sfruttiamo la parità numerica offensiva in area di rigore, loro abbozzano contropiedi che però non sono mai davvero pericolosi. E però in definitiva noi non la buttiamo dentro e finisce 1-1.
Peccato, perchè questo è un leitmotiv della stagione fino ad oggi: quasi sempre contro squadre di medio-bassa classifica abbiamo totalmente dominato il campo non rifinendo l’ultimo dettaglio che un dettaglio non è, e cioè buttarla dentro. E quasi sempre contro squadre di medio-alta classifica abbiamo giocato alla pari, non riuscendo però a concretizzare e quindi ritrovandoci fregati, perchè loro rimangono lì, a vederci tessere trame di sostanza e qualità, a resistere con in tasca il loro smartphone di merda che tirano fuori al momento giusto per stroncarci. Non è ancora tardi, e queste situazioni possono girare in un attimo: domenica è un dovere andare a Calolziocorte per vincere, ne abbiamo la qualità, serve che giri un po’ bene e che i dettagli tornino.
Bene le giovanili, con la Juniores che tiene vivo il sogno di vincere il campionato sconfiggendo in trasferta il Cosio (0-3), e gli Allievi e Giovanissimi che colgono due ottimi pareggi per 1-1, rispettivamente contro Alto Lario e Mandello.
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