Vedere Domenica In alla televisione. Vedere l’Ape Maia allo Starplex, vedere SmallFoot al Mignon. Andare all’Ikea di Carugate. Andare alla Mondo Convenienza a guardare camerette e commentare che costeranno poco ma valgono anche poco. Mangiare a monte. Passeggiare a monte. Passeggiare sulla ciclabile e lamentarsi del sole caldo dopo essersi lamentati al mattino per il freddo. Portare i bambini al parco giochi, portare i bambini in piscina, portare i bambini a fare un picnic. Fare un giro in bicicletta e arrivare a casa distrutti. Accendere il fuoco per la prima volta della stagione. Partire in treno per Milano e l’università. Partire in macchina per la Svizzera. Andare al cimitero a recitare un rosario come tutte le domeniche. Andare al cimitero e non ricordare dove sono i tuoi morti e le preghiere. Queste e moltissime altre cose si potevano fare domenica pomeriggio 21 ottobre, ma una ventina di persone da Grosio hanno deciso di andare a Besana in Brianza per una partita di calcio: qualcuno l’ha giocata, qualcuno l’ha guardata, più o meno tutti ci si è chiesti Ma se è così, perché non resto a casa?

 

Il campo sportivo di Besana è calato nella Brianza selvaggia come un’astronave sulla luna, un’isola naturale di alberi e colline tra capannoni e condomini. La pista d’atletica è sovradimensionata come al San Nicola o al Delle Alpi, intorno campi da tennis e tendoni imponenti; sembra il centro sportivo di un film in cui finisce il mondo e il centro sportivo resta intatto ma non c’è più nessuno che lo usa. Il Grosio gioca con il 4-4-2, in porta Pota, dietro Alessio-Matteo-Daniele-Roby, a metà Pane-Mare-Claudio-Gila, davanti Python e Nick. Non abbiamo visto nulla della prima mezz’ora, e riportiamo il resoconto unanime di tifosi e giocatori e allenatori e direttori sportivi e guardalinee impiegati nel reparto danza della Decathlon di Castione: il Grosio non scende in campo. I padroni di casa sì, e ci prendono a pallate, e intorno alla mezz’ora ci infilano sulla fascia e fanno 1-0. Il gol ha l’effetto di uno strattone allo scolaro che va a lezione addormentato e senza voglia, e un pochino ci svegliamo: c’è un azione confusa da palla inattiva, come il calcio d’angolo del derby su cui De Vrij prenderà il palo, e Daniele è in area come De Vrij e però non prende il palo…ma la traversa; in un’altra occasione troviamo la difesa scoperta, Nick scatta dietro i difensori e riceve il passaggio e colpisce in diagonale sul portiere in uscita, ma è fuori di poco. Loro giocano molto di rimessa su ali larghe e ficcanti nell’attacco alla profondità, e ci mettono più volte in crisi, e per fortuna non segnano e l’arbitro fischia due volte.

Finisce il primo tempo e vengono in mente quei bambini svegli cui a scuola viene tutto naturale, ma le maestre ammoniscono il papà: <È molto bravo e si salva. Ma non si applica, a volte potrebbe fare molto di più.>

Raccogliere le castagne e poi abbrustolire i breschèr. Preparare una torta di mele. Andare al Fuentes. Lavare la macchina con le portiere aperte e la radio accesa. Lavare la macchina all’autolavaggio perché costa talmente poco che figurati se me la lavo a casa. Correre intorno al Lago di Poschiavo. Pianificare di andare a St. Moritz ma poi stare a casa perché non ci sono franchi svizzeri e con gli euro è una rottura di palle e comunque cosa vado dagli zucchini a pagare cinque euro un caffè. Guardare le vetrine di Bormio. Fare il pieno e la tanica da dieci litri a Livigno ed essere indecisi fino all’ultimo se scendere in paese, e poi tornare a casa perché comunque cosa ci vado a fare che tanto non compro niente. Andare al bar a vedere le partite. Andare al bar a giocare a carte. Stare in casa a guardare un film e poi leggere un libro e sentirsi un po’ inutili, e terrorizzati all’idea di dover scendere in strada a portare il sacco del rùt. Stare in casa a non fare niente e lamentarsi che non c’è mai niente da fare.

A fine primo tempo la parola che descrive meglio il centro sportivo di Besana e lo stato d’animo di un tifoso del Grosio è desolazione.

L’arbitro fischia e si rientra in campo, e siamo in partita ed ottimisti. La speranza è riscaldata dal fatto che loro dietro sono molto fragili, e infatti dopo pochi minuti sfioriamo il pareggio: una palla lanciata dalla fascia destra senza troppe pretese scavalca i difensori e plana su Nick che di sinistro scarica una botta, che va sulla traversa, che rimbalza a terra, che esce. Ma poco dopo finisce tutto: su una delle ripetute infilate dietro i nostri terzini l’ala destra scarica al centro un cross che carambola sul palo, su Pota, su un attaccante, sul difensore, sul fato, e alla fine entra in rete: 2-0. Ci sarebbe ancora tempo, perché come detto loro dietro sono fragili, ma impieghiamo ogni goccia di energia nervosa a litigare e protestare, e per giocare a calcio non ne resta. Attenzione: non è che manchi l’impegno, piuttosto manca la forza mentale con cui si rema tutti insieme nella tempesta, e magari individualmente pagaiamo come matti ma uno verso la nave degli avversari, l’altro verso la nave dell’arbitro, e la costa si allontana sempre più. Verso il quindicesimo viene espulso Python e siamo addirittura uno in meno, e nella mezz’ora restante suona una lunga agonia di campane mute tra le nostre bestemmie e la Brianza umida.

Finisce la partita e vengono in mente quei bambini svegli cui a scuola veniva tutto naturale, ma le maestre spiegano al papà: “Le capacità ce le avrebbe ma non si è mai applicato e i risultati sono pessimi. Se continua così quest’anno lo dovremo bocciare”.

Domenica prossima cambia l’ora. In televisione c’è di sicuro Domenica In, allo Starplex e al Mignon non si sa. I negozi e i centri commerciali sono tutti aperti, sempre. St. Moritz rimane lì e c’è tutto il tempo per cambiare i franchi svizzeri. Neanche Livigno si muove, e si può andare a fare un altro pieno o prendere le sigarette e morire di tumore con lo sconto del 30%. All’Aquagranda le donne entrano gratis nell’area “Wellness & Relax”.
Alle 14:30 alla Ganda gioca il Grosio. Non vediamo l’ora.

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