Prima della cronaca, cinque cose a cui somiglia Grosio-Cosio:

-Il 3-3 contro la Tiranese l’anno che siamo retrocessi
-Fenati che tira il freno a Manzi in rettilineo
-Una confessione da Don Agostino
-La garra charrua
-Tafazzi (da Wikipedia: Tafazzi possiede una corporatura piuttosto robusta. Ama il wrestling e le arti marziali. Indossa sempre una tuta a calzamaglia nera con un sospensorio di colore bianco e quando combatte combina guai. Ama inoltre colpirsi l’inguine con una bottiglia di plastica vuota mentre saltella)

Volentieri ribadiamo: “Ama inoltre colpirsi l’inguine con una bottiglia di plastica vuota mentre saltella”.

Ora, la cronaca.

L’ultima di settembre è di scena alla Ganda il derby contro il Cosio. Il Cosio è una squadra ambiziosa come la Juve, ma non giocando la Champions League deve accontentarsi di ambire al più modesto obiettivo di far bene in Prima Categoria. Il Cosio, fatte le dovute proporzioni, è anche forte come la Juve: ha titolari di livello e in panchina gente di cui ci ricordiamo i cognomi perchè gli anni passati ci segnava sempre. Noi siamo in emergenza totale: manca Pota, manca King, manca Pane, Cesco è dolorante; in porta gioca Lele, dietro Roby-Matteo-Daniele-Alessio, a metà Cesco-Mare-Claudio-Gila, davanti Nick e Python. E’ vivo il ricordo dell’anno scorso, quando loro strapparono corsari i tre punti dopo che giocammo (quasi) solo noi. Ecco, quest’anno non gioca nessuno: una calura che sembra uscita dal forno della pizza intorpidisce le squadre causando un primo tempo di ritmi lenti, lenti, lenti. Succede abbastanza poco, succede che molto spesso noi alziamo le ali e sul ribaltamento di fronte siamo spezzati in due tronconi, e viene il dubbio che questa squadra dovrebbe proteggersi con tre centrocampisti e poi sgommare in contropiede.

Succede che ad ogni minima occasione andiamo ad urlare in faccia all’arbitro e seminiamo cartellini che matureranno poi, e siamo sempre sull’orlo di una crisi di nervi e non si capisce bene il perché.

Siamo in un minuto imprecisato e caldo dopo la mezz’ora quando loro segnano il vantaggio: lancio lunghissimo dalla difesa all’ala sinistra su cui Alessio è leggermente in ritardo perché nel frattempo stava curando la punta in mezzo; l’ala sinistra la mette giù, punta Alessio, il centrale non può raddoppiare perchè sta marcando in area, il centrocampista non può raddoppiare perché non c’è, l’ala guadagna lo spazio per il tiro e segna sotto l’incrocio con la stessa facilità con cui Ray Allen segnava i tiri da tre. A fine primo tempo l’arbitro conferisce con il capitano Roberto Musina, immaginiamo auspicando maggior contegno di fronte all’autorità regolamentare.

E’ questione di equilibrio, non è mica facile

Inizia il secondo tempo, e cambia tutto. Il Cosio è forte ma si siede, noi siamo lacerati ma alziamo la testa. E dopo non molto, forse un quarto d’ora, si pareggia: cross in area da palla inattiva, Mare la colpisce, poi qualcuno la respinge, poi resta lì, poi qualcuno la alza, poi Mare la riprende di testa e la butta dentro. E’ il gol del pareggio, e gli ospiti accusano il colpo. Perdono sicurezza mentre noi alziamo i giri, ma mentre stiamo per battere una rimessa laterale succede che l’arbitro mostra il cartellino rosso ad Alessio. E siccome Alessio non ha fatto fallo, parte il toto-protesta: che cosa avrà detto Alessio all’arbitro? Chi indovina vince un cartellino rosso:

a) Sei più brutto del Tagikistan

b) BioParco!

c) Tua mamma fa delle torte di merda

…quale che sia la frase galeotta, siamo in dieci contro undici e vien da pensare che adesso arrivino a schiacciarci. Ma no, non ci schiacciano, e una bella fiammata in fascia destra si conclude con Cesco che crossa teso in mezzo, e uno del Cosio è da solo e potrebbe fare tutto quello che vuole ma fa una cosa che non dovrebbe, cioè deviarla in rete: due a uno. Loro inseriscono la cavalleria per cercare di girare la partita, ma la partita sta andando in direzione granata: siamo in area di rigore e se la giocano Nick e Cesco, accompagnati da difensori un po’ rintronati e forse timorosi di far fallo, e la palla va dietro per Mare che con un siluro infila il 3-1 nell’angolino basso; manca qualcosa come venti minuti e l’abbiamo girata, e loro inseriscono altra cavalleria. Noi ci copriamo bene, ed è commovente vedere la lucida determinazione di Python a protezione della fascia sinistra, e la partita diventa tesa e il povero arbitro comincia a capirci poco, a un certo punto qualcuno di noi la prende di braccio in area e si vedeva da Ravoledo che era rigore, ma l’arbitro non fischia.

Torre di controllo aiuto, sto finendo l’aria dentro il serbatoio.

E intanto il tempo passa, e uno di loro avanza spalla-a-spalla sulla trequarti con uno di noi e a un certo punto cade, e l’arbitro sta finendo l’aria ed esala un fischio arcano. Batte tal Bertolini specialista delle punizioni: vede subito che Lele si preoccupa troppo della palla sopra la barriera, e tira sul palo del portiere, e segna. Abbiamo solo un gol di margine e siamo uno in meno, ma per una volta abbiamo la malizia di perdere tempo e raffreddare la partita, e ci riesce tutto abbastanza bene. Frattanto l’arbitro si è un po’ perso e distribuisce fischi casuali, e spesso i ragazzi del Cosio lo maltrattano e fa un po’ rabbia pensare che questi possono urlare di tutto e Alessio non può neanche esprimere un parere sulle torte della mamma; a pochi minuti dalla fine uno di loro è già ammonito e chiede con veemenza e poca educazione il secondo giallo a Mare, ed è a sua volta passibile di seconda ammonizione a norma di almeno due fattispecie regolamentari: non sappiamo quale scelga l’arbitro ma lo butta fuori, e siamo in parità numerica.

Vorrei non essere costretto a fingere per rimanere ancora qui. Perché mi sono perso in questo posto, non voglio andare via così

In parità numerica e con pochi minuti alla fine la partita si riduce al Cosio che lancia lungo in area e noi che recuperiamo e spazziamo e ogni tanto troviamo qualcuno e potremmo andare in contropiede, ma non ci riesce mai abbastanza bene. Fin quando all’ultimo minuto uno di loro dalla fascia destra spadella il pallone in area piccola: Lele esce e viene letteralmente travolto da uno o più attaccanti a volto coperto che poi incidentalmente buttano anche la palla in rete. L’arbitro si è perso per davvero e non fischia fallo, ed è tre a tre e finisce la partita. Loro esultano e ci mancherebbe altro, che il pareggio ci sta anche, ma si può festeggiare senza urlare in faccia a chi ti sta ospitando: pazienza, la ruota prima o poi gira per tutti.

E finisce con dirigenti e giocatori che si confrontano, si abbracciano, si ringhiano, tifosi che urlano e un povero ragazzo che esce dal campo col pallone sottobraccio, la faccia tirata, nella testa una tempesta e nessuno con cui sfogarsi.

E gira il mondo e io non so se sono un uomo oppure no, mi chiamo Sergio e come te vivo

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *