“Crescerai, imparerai. Crescerai, arriverai”
E chi vuole crescere. Crescete voi, noi vogliamo rimanere così.
Beninteso: qui non si tratta di rifiutare la vita adulta, il lavoro, la famiglia, i figli, costruire un futuro, le cose che danno un senso alla vita. Il fatto è che ci sono le cose che danno un senso alla vita, e poi c’è la vita. C’è la vita ed è emozione, entusiasmo, depressione, esaltazione, paura, rabbia, felicità. Brividi nello stomaco ed esplosioni di gioia. Passioni forti, montagne russe emotive che ricordiamo di aver percorso da bambini e che da adulti non osiamo avvicinare, altrimenti gli altri adulti chissà cosa pensano.
Noi che tifiamo il Grosio abbiamo il privilegio di poter tornare al luna park una volta alla settimana. E per di più, senza la mamma che sta lì a sorvegliarci. Per novanta minuti torniamo totalmente in balia delle emozioni, nessun autocontrollo, nessun pensiero. Chiamano per dirti che la macchina si è rotta e bisogna portarla dal meccanico d’urgenza? Ci pensiamo dopo, che adesso sta tirando il rigore Nick. Il lunedì si parte alle 4 per andare a Coira a sgobbare tutta la settimana da solo come un cane? Chissenefrega, ha appena parato un rigore Pota. Le spese sono tante, i soldi iniziano a mancare e potresti non essere in grado di pagare gli studi ai tuoi figli? Aspetta aspetta che stanno tirando in porta aaahhh è dentro no no arriva King sulla linea grande ancora loro no no no no cross in mezzo è larga la prende Simic spazzala spazzala spazzala cazzo che è finita dai dai che ci siamo dai dai siiiiiii ha fischiato è finita siamo passati si! Si! Siiiii!!!!!!
Questa settimana il Luna Park “La Ganda” ci ha offerto la finale playoff con la Chiavennese, e altro che montagne russe. Iniziamo con il 4-4-2 di sempre, Pota, Simic-Lillo-King-Roby, Wally-Porta-Python-Cesco, Nick e Fabio. Iniziamo benissimo, che nei primi venti minuti controlliamo totalmente, concedendo niente, portandoci in vantaggio: azione in velocità innescata da Fabio Zizzer e Cesco Ardemagni, il pallone arriva infine in area a Nick, che calcia ma è nel contempo scalciato: rigore.
E’ bellissimo vedere Nick tirare i rigori, sembra che abbia in testa un videoclip che gli fa vedere due secondi prima dove si tuffa il portiere, che va da una parte, deve andare da una parte, e Nick immancabilmente la tira lenta lenta dall’altra. Uno a zero.
Lo scapaccione risveglia la Chiavennese che si propone avanti e guadagna a sua volta un penalty, con leggera puzza di compensazione. Ma, a proposito di videoclip, deve avercene uno in testa anche Pota: dove va la palla va lui, rigore parato e vantaggio salvo. Andiamo negli spogliatoi e la ripresa è degli ospiti: arrembanti, ci assalgono, ma come al solito la difesa è un fortino e concede poco e come al solito siamo più pungenti noi in contropiede e come al solito pungiamo pungiamo ma non facciamo mai davvero male: buttiamo via un paio di occasioni clamorose per scarsa lucidità, e così a poco dalla fine la partita è ancora aperta e qualcuno dei nostri la prende di mano in area ed è rigore. E come al solito Pota ha il videoclip e va dove va il pallone, ma il chiavennese deve aver capito il trucco e la tira fortissima, che Pota ci arriva ma la palla scivola in rete ed è 1-1.
La paura, si diceva. Evoluzionisticamente, la paura è una reazione che la natura ha messo nell’uomo per avvisarlo di un pericolo, e di fronte a tale pericolo affinarne i sensi e strizzarne le energie per massimizzare le possibilità di sopravvivenza. Tornando al punto, loro fanno l’1-1 a sette minuti dalla fine e noi ci caghiamo addosso. Ma mentre in tribuna ci caghiamo addosso e basta, in campo si manifestano i prodigi dell’evoluzione e vediamo undici Homini Grosiensis che di fronte al pericolo tirano fuori tutto quello che hanno: salvataggi sulla linea, chiusure all’ultimo millimetro, uscite basse con la nuca tra i piedi degli attaccanti, anticipi da dietro a gamba trazionata. E così passano i sette minuti e passa anche il recupero e arrivano i tre fischi ed è bellissimo, sembra di essere alle elementari e sentire la campanella il giorno che iniziano le vacanze.
Il fatto è che in quei novanta minuti dimentichi tutto e torni un bambino. E desideri una cosa, una cosa sola: continuare a giocare, un’altra partita, un’altra domenica.
Abbiamo festeggiato, ci siamo esaltati, abbiamo gioito come bambini. Bene. E’ il momento di tornare alla dura realtà. E la dura realtà è che non è abbastanza. Per coronare il sogno di tornare in Prima Categoria, aver vinto il playoff del nostro girone non è abbastanza. E per spiegare il perchè citiamo il celeberrimo caso della Grumulus, che illustriamo meglio con l’ausilio dell’immagine qui sotto.
Dice: cosa è sta roba? E’ la graduatoria C per la promozione in Prima Categoria nella scorsa stagione. Nella Graduatoria C c’è chi ha vinto il playoff del suo girone, e poi ha perso il turno successivo.
Non si può fare a meno di notare l’incredibile somiglianza della situazione della già citata Grumulus con la nostra: secondi nel loro girone come noi, 58 punti come noi. E le squadre del settore giovanile? E la partecipazione alla Coppa Lombardia? Purtroppo, ai fini della graduatoria non contano una mazza: il primo criterio è la posizione in classifica, il secondo i punti, poi la differenza reti e poi in fondo in fondo la coppa disciplina.
E insomma, tornando alla Grumulus: Grosio secondo del suo girone, Grumulus seconda nel suo girone. Grosio a 58 punti, Grumulus a 58 punti. Indovina dove ha giocato la Grumulus quest’anno? Indovinato? Si, bravi, in Seconda Categoria.
Quindi, ragazzi, domenica prossima tutti a Truccazzano, chi in campo, chi in tribuna, tutti a Truccazzano e sottolineiamo a Truccazzano che abbiamo un sogno da realizzare!
FORZA GROSIO, A TRUCCAZZANO!
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